Z LA VECCHIA PADOVA
curiosità stroriche padovane  1°

OSPEDALE DI S.FRANCESCO GRANDE

Nella seconda metà dell’anno 1414 si attuano le procedure contrattuali per la costruzione dello stabile destinato a divenire l’ospedale di San Francesco.

L’edificio fu progettato su un sito, già in parte edificato, posto al di fuori delle mura trecentesche di Padova, tra le contrade di Santa Margherita e del Vignale.

Quest’opera fu voluta e finanziata da Baldo dei Bonafari e da sua moglie Sibilia dei Cetto, proprietaria del terreno suddetto. Baldo era originario della cittadina toscana di Piombino e si era trasferito a Padova per condurre gli studi universitari in diritto canonico e civile. Risiederà stabilmente nella città patavina e diventerà referendario e consigliere di Francesco Novello da Carrara, Signore di Padova. Nel 1390 sposerà Sibilia dei signori Cetto di Padova. Nel 1405, con la dedizione della città alla Serenissima Repubblica di Venezia, Baldo fu costretto al soggiorno forzoso a Venezia, dove resterà fino alla fine dell’estate dell’anno 1413. Al suo ritorno si dedicò, insieme alla moglie Sibilia, alla realizzazione del suo sogno caritatevole di costruire un ospedale intitolato a San Francesco d’Assisi dove si curassero, nello spirito e nel corpo, gli ammalati.

Questo desiderio era maturato in lui dopo aver abbracciato gli insegnamenti francescani. Morirà nella primavera dell’anno 1419, nove anni dopo aver dettato le sue ultime volontà che rendevano l’amata moglie Sibilia sua erede universale destinata a continuare la grandiosa opera sanitaria da lui iniziata e concretizzata.Madonna Sibilia era figlia del ricco mercante e possidente padovano Gualperto. Sposerà in prime nozze il giurista padovano Bonacorso dei Naseri da Montagnana, consigliere di Francesco il Vecchio da Carrara, signore di Padova.

A seguito delle vicende politiche del 1388, Bonacorso fu accusato di alto tradimento ed impiccato in Piazza dei Signori nel giugno del 1390. Sibilia, poco meno di un anno dopo, sposerà in seconde nozze Baldo dei Bonafari da Piombino  Insieme al secondo marito si avvicinerà agli insegnamenti francescani e dedicherà tutta la sua vita all’opera di assistenza degli ammalati secondo i precetti di Francesco d’Assisi, affiancando Baldo nell’impresa per la creazione dell’ospedale, della chiesa e del convento di San Francesco.

Dopo la morte di Baldo, Sibilia si occuperà personalmente dell’amministrazione e della direzione dell’ospedale. Ammalatasi nell’autunno del 1421, detterà le sue ultime volontà il 20 novembre e morirà il 12 dicembre dello stesso anno. L’opera ospedaliera di Baldo e Sibilia fu ispirata dai principi di carità e amore cristiano secondo la regola dei frati minori francescani dell’osservanza.

La grande novità attuata con l’ospedale di San Francesco fu quella di intendere l’assistenza non solo spirituale, ma anche materiale con le cure mediche; introducendo così il rispetto del corpo umano considerato opera tangibile di Dio.     I consiglieri spirituali di Baldo e Sibilia furono i frati francescani minori dell’Osservanza, presenti a Padova nel piccolo convento di Sant’Orsola oggi scomparso. A testimonianza della sua esistenza e del suo legame con l’ospedale di San Francesco, nel convento di San Francesco si conserva lo stipite dell’originario portale in pietra viva del convento di Sant’Orsola con l’iscrizione “OSPITIUM SANCTE URSULE”.

Nel giorno di mercoledì 21 maggio del 1393 nella contrada della Piazza del Duomo, sotto la loggia inferiore della casa di abitazione di Baldo da Piombino, per il prezzo di lire 5500 di denari piccoli di Padova, Luchino speziale di Bragazio fu Andrea, della contrada di San Canciano di Padova, vende a Sibillia de’ Cetto Bonafari, una serie di case e proprietà poste in vari siti della città di Padova. Sibilia paga con denaro proprio ricevuto, a seguito della sentenza in suo favore nella causa contro Giovanni di Benvenuto, fu Benvenuto dei Naseri da Montagnana, un tempo suo suocero, per l’eredità di Bonaccorso dei Naseri suo primo marito. Benvenuto fu costretto a liquidare a favore di Sibillia lire 1125 di piccoli come restituzione della dote, inoltre ducati 6808 d’oro e soldi 24 e ducati 11 d’oro e lire 3. La sentenza fu emessa da Antonio de Romena, dottore in legge, vicario del Podestà di Padova, preposto all’ufficio del Sigillo, nel 1392 nel giorno di sabato 8 giugno.

Per vigore di detta sentenza furono venduti all’incanto molti beni del detto ser Giovanni fu Benvenuto dei Naseri nel giorno di martedì 22 ottobre 1392. Nella serie di case ed edifici acquisiti da Sibilia, figurano le seguenti proprietà:

una casa grande in muratura e legno, con solaio, tetto di coppi, con “teseta” coperta di coppi, con corte, pozzo e brolo in contrada di Santa Margherita di Padova una casa di legno coperta di coppi con “tesa” coperta di coppi, con corte e orto adiacente alla precedente una casa di muro e legno con solaio, coperta di coppi, con corte e “tesa” in legno coperta di coppi in contrada di Santa Margherita di Padova una casa di legno con solaio coperta di coppi, con corte ed orto in contrada di Santa Margherita di Padova una casa di muro e di legna con solaio coperta di coppi posta nella contrada del Vignale adiacente alla casa grande della contrada di Santa Margherita

Queste proprietà costituiranno il primo lotto dell’Ospedale di San Francesco. Si tratta delle due case con corte, brolo e orto, situate nella contrada di Santa Margherita e di quella, a loro confinante con il brolo, situata nella prospiciente contrada del Vignale. Nel 1415 le tre case risultano lotti liberi interessati dai lavori di costruzione dell’ospedale.
In un antico volume notarile si conservano i contratti che Baldo dei Bonafari, tramite suoi procuratori, stipulò per la costruzione dell’ospedale e della chiesa di San Francesco.

Si tratta di atti:
-  che danno istruzioni ai muratori e alle maestranze
-  che dettano indicazioni ai tagliapietra per la fornitura di colonne e di mensole in pietra di Montemerlo o  di Monselice
-  che commissionano ai carpentieri la fornitura di legno di larice per le opere di sostegno e di orditura
Il primo contratto per l’erigenda opera ospedaliera è quello datato 6 agosto 1414, in cui il procuratore di Baldo, ser Galvano Lattuga, stipula il contratto di realizzazione di 50 colonne in pietra di Montemerlo con i tagliapietra Jacopino fu Pietro da Milano, Gabriele fu Franceschino e Berto fu Zenone.

Dalla disamina dei contratti si può affermare, con largo margine di certezza, che l’ospedale quattrocentesco si sviluppava su pianta regolare e quadrata, tipica dell’epoca, l’architettura esterna era caratterizzata dal porticato con colonne in trachite, quella interna delimitante il cortile col pozzo, consisteva in un loggiato su due ordini.
Il 25 ottobre 1414 si svolse la cerimonia della posa della prima pietra per la costruzione dell’ospedale di San Francesco, da edificarsi di fronte alla chiesa di Santa Margherita alla presenza del fondatore e finanziatore Baldo de Bonafari e del mastro muratore Matteo da Ravenna che ne fu testimone insieme ad altri.
L’evento fu sancito dalla redazione di atti pubblici rogati dai notai Antonio da Albenga e Bartolomeo degli Astorelli archipresbitero della Cattedrale di Padova.

Nell’anno 1416 un terreno libero situato nella contrada di santa Margherita ed adiacente alla fabbrica dell’ospedale, viene utilizzato per costruirvi la chiesa di San Francesco.

Nel 1417 la chiesa è edificata ed affidata ai frati francescani minori osservanti.
Baldo detta precise istruzioni su come vuole che siano costruiti la chiesa, i portici del chiostro della chiesa e dell’ospedale.

Nel 1417 l’ospedale fronteggiava la chiesa tramite un chiostro comune sul quale si affacciava sia l’ingresso della chiesa che quello dell’ospedale.

L’allineamento delle strutture ripercorreva l’andamento della attuale via San Francesco e un lungo e ampio corridoio posto al primo piano le collegava.  Baldo non riuscì a vedere la sua opera completata in quanto nella tarda primavera del 1418 muore. Le sue volontà furono dettate nel 1410.
Dalla seconda metà del 1418, e per quasi tre anni, Sibilia fu amministratrice unica dell’ospedale rivestendone il ruolo di governatrice e padrona, coadiuvata dai fedeli consiglieri ed esperti contabili Galvano Lattuga e Gualperto di Franceschino. Il 12 dicembre dell’anno 1421 Sibilia muore dopo una malattia che la rese inferma per buona parte dell’anno.

Sibilia, sul letto di morte, detta le sue ultime volontà istituendo suoi eredi universali i “pauperes Christi” Nomina sei commissari per il completamento della fabbrica della chiesa, del monastero e dell’ospedale. Essi sono: Ludovico Buzzacarini, Bartolomeo di Santa Sofia, Biagio da Merlara, Galvano Lattuga, Ludovico da Legname e Gualperto di Franceschino. Dopo la loro morte sarebbe subentrato, nel governo del complesso ospedaliero, il Collegio dei Giuristi di Padova

 

Lastra tombale di Baldo e Sibilia Bonafari, (Chiesa di Santa Maria delle Neve, Ospedale Civile Padova

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